Storia del Sarno

il fiume sarno

Nome: Fiume Sarno

Lunghezza: 24 km

Nato a:  Sarno (Sorgenti S. Maria la Foce e Rio Palazzo) e Nocera Inferiore (Sorgente di Lavorate)

Portata Media: 12,908 m³/s

Bacino Idrografico: 502 km²

Comuni attraversati: Sarno, Nocera Inferiore, Angri, Striano, Poggiomarino, San Valentino Torio, San Marzano sul Sarno, Scafati, Pompei, Castellammare di Stabia e Torre Annunziata.

Sfocia: Mar Tirreno – Golfo di Napoli

«Lodan vostra inclit’opra il Tebro, e l’Arno, 
L’Apennin, l’Alpe, il mar d’Adria, e ‘l Tirreno; 
Ma più che l’acque illustri, e ‘l bel terreno, 
Il mio Vesevo, il buon Sebeto, e ‘l Sarno 

(Luigi Tansillo, 1510 – 1568) 

Sarno

Cenni storici

Il Sarno è un fiume della Campania lungo 24 Km; nasce ad una quota di circa 30 metri sul livello del mare ed attraversa 9 comuni, di cui 4 appartengono alla provincia di Salerno, 5 alla provincia di Napoli. La notevole portata del fiume e la regolarità del suo regime ne avevano fatto, fin dall’antichità, una attiva via navigabile che, secondo Strabone, metteva in collegamento il porto di Pompei con Nocera ed Acerra.

Il Sarno in epoca antica al pari di altri fiumi più famosi, svolse un ruolo di promotore della civiltà umana e, per questo, fu adorato come un dio. Di esso è stata tramandata un’immagine quasi univoca e facilmente riconoscibile: un vecchio con la barba, seminudo, disteso su un fianco e circondato da piante fluviali (in genere canne e papiri), nell’atto di reggere un vaso da cui sgorga acqua. La più notevole delle rappresentazioni note del dio Sarno è certamente quella esistente sul cosiddetto Fonte Helvius a Sant’Egidio del Monte Albino

Disclaimer
Disclaimer

La ripresa dell’attività vulcanica vesuviana agli inizi dell’era volgare, dovette interrompere, se effettivamente esisteva, un collegamento idrografico tra la Piana del Sarno e il territorio nolano. Il tracciato più antico del Fiume Sarno, anche se non particolareggiato, compare nella Tabula Peutingeriana, dove è rappresentato scorrere dai Monti Sarnesi con un percorso non tortuoso per poi avvicinarsi a Pompei e sfociare nel mare. Tale raffigurazione si riferisce, comunque, ad un’epoca successiva all’eruzione del 79 d.C., fenomeno che ha probabilmente provocato sostanziali modifiche del percorso originario del fiume, in seguito alla caduta di cenere e lapilli, facendo assumere al corso del fiume un andamento differente e provocando l’impaludamento di vaste aree. È probabile, comunque, che all’epoca dell’eruzione del 79 d.C. il Sarno seguisse un tracciato che, per quanto non ricostruibile nei dettagli, non doveva essere molto diverso da quello che percorreva prima della rettifica borbonica. Prima del 1800 il fiume, una volta giunto a nord di San Marzano, accoglieva in sinistra idraulica il Fosso Imperatore e poco più a valle, il Rio San Mauro. Dal 1803 l’allora Soprintendenza dei Ponti e delle Strade – con lo scopo di risolvere il problema degli allagamenti di Nocera e dei suoi casali – realizzò alcuni canali artificiali per convogliare le acque del Cavaiola e del Solofrana nel Rio San Mauro; si produsse quindi la prima sostanziale alterazione del fiume, ampliandone artificialmente il bacino e la portata. Dopo il 1860 l’attività dell’Amministrazione delle Bonifiche, e l’opera di risanamento proseguì e si concentrò sull’alto corso del Sarno con interventi di raddrizzamento del corso d’acqua e di eliminazione delle anse – limitatamente al rio Foce – per favorire una maggiore velocità di deflusso. Questi interventi, ritenuti al tempo utili alla regimazione delle acque, decretarono invece il peggioramento dell’idrologia del fiume che ne risultò stravolta.

Le attività economiche

Il bacino idrografico del fiume Sarno si connota come un’area densamente urbanizzata e dal punto di vista economico-produttivo è caratterizzato da uno sviluppo per “poli”:

      Il polo conciario, presso il Comune di Solofra (Alto Sarno);

Il polo conserviero unitamente a quello dell’industria grafica e delle cartiere, nel territorio dell’Agro Nocerino-Sarnese (comuni di Angri, Cava de Tirreni, Nocera Superiore, Nocera Inferiore, Pagani, San Marzano sul Sarno, Scafati).

L’area dell’Alto Sarno è caratterizzata da una limitata densità di popolazione, una modesta attività agricola ed una rilevante concentrazione industriale di tipo conciario corrispondente al distretto industriale di Solofra. Tale area rappresenta una delle realtà industriali più interessanti del mezzogiorno d’Italia collocata a metà strada tra le città di Salerno e Avellino, rispettivamente a 25 e 12 km dai due capoluoghi di provincia, e si articola sul territorio di quattro comuni: Solofra, Montoro Inferiore, Montoro Superiore e Serino. 

Il polo conciario di Solofra si estende su un’area di 114 kmq dove risiedono circa 38.000 abitanti con una densità demografica media di 333 abitanti per Kmq e, come si evince dalla denominazione del distretto, il punto di riferimento della produzione è rappresentato appunto dal comune di Solofra che viene definito “Città della Pelle” per la sua storia recente ed antica. La filiera produttiva principale locale è rappresentata da quella della concia, ovvero lavorazione delle pelli ovi-caprine e del relativo indotto.

Solofra, in particolare, produce il 40% delle pelli ovi-caprine realizzate in Italia, destinate prevalentemente al settore calzaturiero e all’abbigliamento. Dalla osservazione della distribuzione delle aziende che si occupano della preparazione e concia del cuoio si rileva che l’82% di esse è ubicato nel territorio di Solofra, il 13% in quello di Montoro Superiore, il 4% in quello di Montoro Inferiore e soltanto l’1% nel territorio di Serino.

L’area della piana dell’Agro Nocerino Sarnese, particolarmente fertile, ha fatto dell’agricoltura una delle principali fonti reddituali. Essa si inserisce nella più vasta Piana del fiume Sarno situata tra i poli urbani di Napoli e Salerno, in una zona compresa tra il cono vulcanico del Vesuvio e le montagne di Sarno a Nord ed i Monti Lattari a Sud. 

Lo sviluppo economico è stato determinato principalmente dalla facilità di approvvigionamento dell’acqua e dalla peculiare qualità dei suoli che hanno reso l’area particolarmente fertile. Le principali coltivazioni dell’area sono il pomodoro, la cui produzione è caratterizzata da una forte stagionalità concentrata in soli 45-60 giorni/anno, il tabacco e le fibre tessili (canapa). Tali produzioni hanno favorito la nascita, già dal secolo scorso, di un importante polo di imprese manifatturiere collegate alla produzione agricola ed integrate con il territorio a livello intersettoriale. In particolare, a monte imprese meccaniche e metalmeccaniche per la costruzione di macchine industriali e di scatolame e a valle imprese di imballaggi per il trasporto della materia prima e del prodotto confezionato e numerose aziende di trasporto e di servizi. Il prodotto tipico dell’area è il pomodoro San Marzano, oggi riconosciuto dell’Unione Europea come D.O.P ed esportato in tutto il mondo. 

Sempre nella zona della piana del Sarno è localizzata anche un’industria farmaceutica, la Novartis Farma, situata sul fiume Sarno a 200 mt dalla sua foce. La produzione farmaceutica dello stabilimento si sviluppa in due settori: specialità farmaceutica come confetti, compresse laccate e granulati pronti per essere consumati, e l’attività biotecnologica con la produzione di principi attivi farmaceutici, attraverso processi tradizionali di fermentazione, estrazione chimica e trasformazione.