Le Sorgenti

Il fiume Sarno è uno dei più importanti GDE (Groundwater Dependent Ecosystem) dell’Italia meridionale. Esso, infatti, è alimentato dalle acque di grandi sorgenti, in parte captate a scopo idropotabile tramite impianti e opere di presa a gravità che alimentano per gran parte i sistemi acquedottistici del territorio agro-nocerino- sarnese e della zona vesuviana.


La prima sorgente è Santa Maria La Foce posta a quota di circa 30 m s.l.m. lungo il settore NORD-OVEST della città di Sarno. La portata media annua della sorgente è pari a circa 2,60 m3/s

Sorgente-di-Santa-Maria-la-Foce

La seconda scaturigine è rappresentata dal gruppo sorgivo Mercato-Palazzo posto a quota di circa 26 m s.l.m., ed ubicato nel centro storico dell’abitato di Sarno, nei pressi di piazza Mercato. La portata media annua del gruppo sorgivo è pari a circa 3,0 m3/s.
Sorgente-di-Rio-Palazzo


La terza sorgente è Cerola, posta a quota di circa 28 m s.l.m. ed ubicata nel centro storico del comune di Sarno, nei pressi dell’antica villa Comunale. La portata della sorgente è pari a circa 0,60 m3/s. Le acque sorgive sono caratterizzate da un’elevata mineralizzazione e da alto contenuto in ferro e di anidride carbonica di origine naturale.

Sorgente-di-Cerola


La quarta  sorgente è  Santa Marina di Lavorate (denominata anche Lavorate), posta a quota di circa 26 m s.l.m. ed ubicata  nei pressi della località Lavorate, una frazione del comune di Sarno. La portata media annua della sorgente è pari a circa 1,58 m3/s.

Sorgente-di-Santa-Marina-di-Lavorate


La quinta sorgente è San Mauro, ubicata alla base del Monte Torricchio, a quota di circa 28 m s.l.m. La sorgente, in origine, alimentava il laghetto San Mauro, storicamente luogo di villeggiatura per le comunità rurali locali. La portata sorgiva è pari a circa 0,39 m3/s.

Laghetto-di-San-Mauro

Le sorgenti alimentano diversi “rivoli”, tra cui i più importanti sono Rio Foce, l’Acqua di Palazzo o Rio Palazzo, e Rio Lavorate o l’Acqua Santa Marina i quali, dopo un percorso rispettivamente di 2,5 km, 2 km e 6,7 km circa, si incontrano in località “Affrontata dello Specchio” e si immettono nel fiume Sarno. Altri rivoli minori, oggi parzialmente rivestiti o coperti, sono il Rio Cerola e il Rio San Mauro, alimentati dalle omonime sorgenti. Tutte le sorgenti sono alimentate da una estesa falda di base di un importante bacino idrogeologico appartenente all’acquifero carbonatico dei Monti di Avella.

L’ACQUIFERO DEI MONTI DI AVELLA

Le sorgenti del Sarno rappresentano una delle due principali aree sorgive dell’acquifero dei Monti di Avella che ha un’estensione complessiva di circa 370 km2 e si sviluppa tra la valle Caudina e la piana dell’Isclero, a Nord, la piana ad Est di Napoli e la piana del Sarno, ad Ovest e a Sud-Ovest, la valle del torrente Solofrana, a Sud, e la valle del Sabato, a Nord-Est.

Il rilievo carbonatico dei Monti di Avella e il relativo acquifero rappresenta un’importante risorsa ambientale della Regione Campania che ospita diversi siti di interesse comunitario e due parchi regionali: il parco regionale del fiume Sarno e del Partenio. Nel contesto normativo europeo sulla tutela delle acque, il rilievo dei Monti di Avella rappresenta per il Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale un importante corpo idrico sotterraneo su cui bisogna perseguire obiettivi ambiziosi di prevenzione del deterioramento qualitativo e quantitativo della risorsa, di miglioramento dello stato di salute delle acque e di un uso sostenibile sul lungo termine.

Dal punto di vista strettamente geologico e idrogeologico, l’acquifero dei Monti di Avella è costituito prevalentemente da calcari e calcari dolomitici (Cretceo sup – Lias) e subordinatamente da dolomie triassiche. Le principali sorgenti sono ubicate lungo margine sud-occidentale e nord-occidentale, dove sono presenti le quote più basse della cintura impermeabile che borda il rilievo carbonatico. Le due principali aree sorgive, entrambe poste a quota di circa 30 m s.l.m., sono la zona Cancello rappresentata dalle sorgenti di Mefito e Calabricito, captate ad uso potabile, e l’area sarnese-nocerina, dove sono presenti le 5 sorgenti di Santa Maria La Foce, Mercato-Palazzo, Cerola, Santa Marina di Lavorate e San Mauro che alimentano il fiume Sarno. Altre scaturigini basali, di minore portata e con un regime molto variabile, sono le sorgenti Lauro e Labso, affioranti nella valle del Solofrana ma in comunicazione idraulica con la conca tettono-carsica di Forino, tramite un articolato sistema carsico collegato con l’inghiottitoio di Celzi.

All’interno del massiccio carbonatico, sebbene sia riconosciuta un’unica falda di base, il deflusso idrico è compartimentato in due sub-strutture o sottobacini, separati da un alto idrogeologico posto in corrispondenza del Monte Partenio: da qui si sviluppano due direttrici di flusso orientate, rispettivamente, verso il gruppo sorgivo di Cancello, a Nord-Ovest, e verso il gruppo sorgivo di Sarno, a Sud-Ovest. Inoltre, per la sorgente Santa Marina di Lavorate e San Mauro è stata accertata, sulla base di indagini idrochimiche, un’alimentazione anche da parte della falda della piana del Solofrana.

Linee Sorgenti

Fig. 1 – Carta idrogeologica dell’acquifero carbonatico dei Monti di Avella. Legenda: 1) Complesso travertinoso (Olocene); 2) Complesso lavico (Olocene); 3) Complesso eluvio-colluviale (Pleistocene medio-Olocene); 4) Complesso alluvionale (Pliocene-Olocene sup.); 5) Complesso tufaceo (Pleistocene sup.-Olocene); 6) Complesso piroclastico (Pleistocene sup.-Olocene); 7) Complesso lacustre e palustre (Pleistocene-Olocene); 8) Complesso detritico (Miocene sup.-Olocene); 9) Complesso arenaceo (Miocene sup.-Pliocene sup.); 10) Complesso calcareo-marnoso (Cretaceo-Olocene); 11) Complesso calcareo (Giurassico medio-Miocene medio); 12) Complesso di calcari e marne ad Orbitolina (Cretaceo inf.); 13) Complesso calcareo-dolomitico (Giurassico inf.-Cretaceo sup.); 14) Complesso dolomitico (Triassico-Giurassico inf.); 15) Sorgente non captata; 16) Sorgente captata; 17) Campo-pozzi; 18) Inghiottitoio; 19) Spartiacque sotterraneo; 20) Direttrici di flusso della falda di base; 21) Curve isopiezometriche;  22) Faglia normale; 23) Faglia inversa; 24) Thrust.

Secondo la classificazione climatica di Köppen, i Monti di Avella sono caratterizzati da un clima temperato (gruppo C), mediterraneo Cs (sottotipo Csb), con estati secche e calde ed inverni piovosi. La temperatura dell’aria, che regola i processi di evapotraspirazione e di ricarica dell’acquifero, è caratterizzata da valori compresi tra i 24,5 °C, in estate, e i 6 °C, in inverno. Le precipitazioni, che regolano il regime delle portate sorgive e la disponibilità idrica durante l’anno, mostrano due massimi relativi, a novembre e gennaio, rispettivamente pari a 165 e 193 mm, ed un minimo nel mese di agosto, pari a circa 30 mm.

Precipitazioni Sorgenti